La Stamperia

La Stamperia

L’attività della stamperia è sospesa, il sito ha puramente valore di informazione e di memoria


primo torchio serigrafico autocostruito 1981

La Stamperia de Lollis è una associazione culturale, fondata nel 1982 a Palermo, dallo Stampatore d’arte Patrizio de Lollis, dopo le prime esperienze in alcune aziende grafiche.
Dall’82 ad oggi ha realizzato serigrafie artistiche di centinaia di artisti nazionali ed internazionali, come Hsiao Cin, Carla Accardi, Renato Guttuso, Jbrahim Kodra, Saverio Terruso, Gianbecchina, Bruno Donzelli, Giacomo Porzano, Norberto, Ernesto Treccani,ecc..
E’ stata la prima in Sicilia ad utilizzare le trasparenze per gli acquerelli e ad introdurre la serigrafia polimaterica.

 


Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Patrizio de Lollis (Palermo, 18 giugno 1959) è uno stampatore d’arte italiano.
Lasciati gli studi, nel 1974, comincia a lavorare in una grande azienda grafica, in serigrafia, svolgendo, già dopo un anno, mansioni di capo reparto.
Gli incontri con alcuni artisti dell’epoca, e le prime grafiche lo indirizzano subito verso la stampa d’arte, che diventerà la sua passione oltre che il suo lavoro.
Dopo una collaborazione, nel 1978, con una galleria e stamperia d’arte di Palermo, dove affina la tecnica, nel 1982 si costruisce un torchio serigrafico, con l’aiuto dello scultore Nino Siracusa e, dopo poco, apre una sua stamperia d’arte serigrafica.
È il primo esempio in Sicilia di stamperia d’arte autonoma, in quanto, allora, le stamperie erano di supporto a qualche galleria d’arte, spesso allestite nei loro retrobottega.
In oltre trent’anni di attività conosce e collabora, con artisti nazionali ed internazionali, come Hsiao Chin, Carla Accardi, Renato Guttuso, Jbrahim Kodra, Saverio Terruso, Gianbecchina, ecc., realizzando le loro opere grafiche, e dai quali riceve preziosi consigli.
Incontra poeti e scrittori siciliani tra i quali vi sono Ignazio Buttitta, Giacomo Giardina, Marco Bonavia. Ha tenuto seminari, stage e corsi di stampa d’arte con i principali Istituti d’Arte di Palermo e Provincia, con l’Accademia di Belle Arti di Palermo in collaborazione con l’Accademia di Norimberga.
È Presidente di un’Associazione Culturale no-profit.
È presente in numerose pubblicazioni d’arte nazionali ed internazionali e nei migliori cataloghi d’arte italiani.
Bibliografifia e Fonti
Catalogo della grafica italiana; ediz. Bolaffi,Torino 1981
Grafica, Annuario della Grafica Italiana; Ediz. Mondadori ,Milano 1982, 1983, 1984, 1985,
Catalogo Italiano della grafica; Ediz. G.Mondadori, Milano, 1987, 1988,
Annuario Comanducci;Milano 1984
Arte, mensile; Ediz. Mondadori, Milano varie edizioni

La stampa d’arte originale

La stampa d’arte originale

La stampa d’arte originale
E’ sempre più frequente, purtroppo, in questi ultimi anni, assistere ad un vero massacro della grafica d’autore.
Artisti, galleristi, mercanti vari, spacciano per stampe d’arte delle semplici stampe off-set, o realizzate col computer o plotter e poi ritoccate, vendute a due soldi persino nei mercatini.
Stampe che non valgono neanche la carta che viene utilizzata.
Per una stampa del genere si utilizzano dei retini fotografici, che con la sovrapposizione dei quattro colori base, si ottengono tutti gli altri colori; la cosiddetta quadricromia, che si può stampare in off-set (che tendono a chiamare litografia), in serigrafia, e persino in incisione con lo stesso sistema che si usa per fare i clichè tipografici.
Per una stampa così ottenuta bastano alcune ore di lavoro ed il gioco è fatto; si possono stampare migliaia di copie.
E’ lo stesso procedimento che si usa per fare calendari, poster e cataloghi.
Per realizzare una grafica d’autore originale, invece, il procedimento è totalmente manuale.
La scomposizione dei colori si fa a mano e così la stampa, su appositi torchi manuali e, a seconda di cosa si vuole ottenere, occorrono molti colori e molti giorni di lavoro in simbiosi, il maestro stampatore e l’artista autore del soggetto.
Un lavoro lungo e laborioso, per cui solo la passione ripaga dalla fatica e del tempo trascorso dietro le varie prove di colore, la preparazione delle matrici, la stampa a mano, una ad una, sino al risultato finale, un’opera d’Arte.

Questo estrapolato dall’Enciclopedia Treccani , se avete la pazienza di leggere, fornisce un esauriente spiegazione:

Grafica d’Arte
Si intende per grafica d’arte una produzione artistica a mezzo di stampa, riprodotta in più copie firmate e numerate dall’autore che ne ha ideato il soggetto ed elaborato la matrice.
Pur essendo sempre esistita una produzione grafica di ordine artistico che fosse ”d’invenzione” (l’artista è insieme ideatore ed esecutore del soggetto grafico) o ”di traduzione” (l’artista stampatore traduce in linguaggio grafico il soggetto di un altro), la definizione di “grafica d’arte”, nel senso odierno si è venuta formando nel 19° secolo sotto la spinta delle condizioni create dall’impiego diffuso di nuove tecniche di produzione grafica che si aggiungevano alla classica incisione: prima di tutto la litografia (inizio del secolo 19°), a cui, più tardi si è aggiunta la serigrafia (anni Trenta del 20° secolo) che, permettendo la resa di valori cromatico-tonali, maggiore spontaneità gestuale nella lavorazione delle matrici e tirature a qualità più uniforme, ampliò i campi di utilizzazione e aprì la via al gusto di una nuova grafica, simile per leggerezza e spontaneità al disegno, ma anche colorata e decorativa, di carattere pittorico.

Infine la fotoincisione che, consentendo la riproduzione automatica senza intervento dell’autore sulla matrice, creò una seria anomalia nel sistema tradizionale di produzione artistica venendone a condizionare la valutazione di originalità.
Il termine della denizione di grafica d’arte, è accettabile e giustificata se riferito alle tecniche che prevedono l’elaborazione della matrice da parte dell’artista, ma non può esserlo per le tecniche meccanizzate e si rendono quindi necessarie delle precisazioni per stabilirne i limiti e il signicato nei vari casi.
Bisogna chiarire anzitutto che la produzione grafica con processi manuali comporta sempre un’operazione linguistica.
All’incisore, al litografo o al serigrafo, sia ”d’invenzione” che ”di traduzione”, si richiede non solo un intervento tecnico ma una trasposizione di linguaggio, da quello globale cromaticotonale di una qualunque immagine esistente o anche solo pensata, a quello grafico, specifico della tecnica prescelta.

Non si tratta mai, dunque, di una vera e propria riproduzione, ma di una traduzione:
un’autentica creazione linguistica equivalente all’opera originale (anche solo immaginata se lo stampatore è ”d’invenzione”), della quale non viene resa, nemmeno nelle intenzioni, un’imitazione, ma un’interpretazione critica originale.

L’artista grafico ”d’invenzione”, come lo sono oggi per definizione tacitamente convenuta tutti gli artisti che producono grafica d’arte, è dal punto di vista linguistico traduttore di se stesso, cioè delle sue stesse opere, esistenti o immaginate, da tradurre e formare in linguaggio grafico.

Nel caso classico dell’incisione calcografica di traduzione, che qui assumiamo come esemplare perché
riassuntivo di ogni caso particolare, le persone coinvolte nella produzione di un’opera grafica possono essere: una sola quando l’artista stampatore è ”d’invenzione” (è l’autore del soggetto), o diverse quando i compiti sono ripartiti.
In generale vi è maggior suddivisione dei ruoli in due o tre persone: l’autore del soggetto, il disegnatore (traduttore del soggetto pittorico in disegno) e lo stampatore (traduttore del soggetto originale), molto più spesso il disegnatore e lo stampatore è lo stesso.
Sono state formulate e redatte norme anche ufficialmente da varie associazioni artistiche nazionali e internazionali (3° Congresso dell’Associazione Internazionale delle Arti Plastiche, Vienna 1960; Comité International de la Gravure, Parigi 1964; Print Council of America, New York 1961; convegno organizzato dalla Biennale di Venezia, 1991, ecc.) con l’intento primario di regolare un mercato inquinato dalla possibilità tecnica di contraffazione dell’originalità, ma anche, da parte degli artisti e dei critici, di dare senso univoco e normativo a metodi di giudizio resi incerti dai nuovi processi riproduttivi e dalla conseguente propensione del pubblico a riconoscere valore artistico e mercantile a opere grafiche realizzate al di fuori dei canoni dell’originalità intesa come garanzia di autenticità artistica.
In sintesi sono escluse dalla denominazione di “stampe d’arte” o “grafiche d’arte” originali le stampe o riproduzione effettuate con qualsiasi procedimento meccanico e fotomeccanico.
Il valore artistico di un’opera grafica non è, dunque dipendente dalla sua catalogazione come grafica d’ arte; questa definizione è data dalla valutazione artistica irriducibile, a parametri univoci, e si fonda sulla qualifica di originalità.
La firma dell’artista vuole certificare dunque un’originalità che è, in conseguenza, più giustificato intendere come attestato di autenticità: che quella copia è stata stampata da matrice definibile come originale ed è conforme alla prova definitiva d’autore.
La numerazione vuol certicare e garantire la quantità di copie autentiche tirate e messe in commercio; nella sua sequenza vuol documentare la progressione di eventuali piccole varianti di stampa.
La numerazione è quindi assolutamente insignicante, dal punto di vista artistico, per tirature meccaniche, uniformi e potenzialmente illimitate, mentre ha senso per tecniche che producono effettive e sensibili varianti qualitative col procedere della tiratura, sia per degrado della matrice (per es. la puntasecca non acciaiata) che per incontrollabilità dell’uniformità di stampa (per es. la stampa a più colori col metodo delle vischiosità variabili degli inchiostri per es. la serigrafia). Nell’economia della produzione graca moderna la numerazione e la firma hanno dunque senso artistico solo per le tecniche manuali.

Quando vi propinano una stampa d’arte, ESIGETE la certicazione che la stessa non sia il
frutto di una fotocomposizione, di una stampa al computer ecc.. ma che sia realizzata
secondo i canoni della graca d’autore di cui sopra, e se avete dei dubbi chiedete ad un
esperto.

Tecniche di stampa d’Arte

Tecniche di stampa d’Arte

SERIGRAFIA

Stampa manuale serigrafica

Anche se riproposta nell’uso da circa 60 anni, ha origini antichissime ed è forse il più antico metodo per la riproduzione di disegni e decorazioni.
Nasce infatti in estremo oriente oltre 2000 anni fa, per riprodurre disegni su stoffa, decorazionie quant’altro.
La matrice era un telaio in seta sul quale si faceva la traccia del disegno da riprodurre, poi si coprivano con la cera quelle parti che non servivano, lasciando scoperte solo quelle da stampare; il colore passava attraverso il tessuto, tramite la pressione di un tampone, depositandosi sulla stoffa, carta, ecc.
Anche ai giorni nostri il meccanismo è lo stesso, certo non si usa più il telaio in seta ma in nylon, che risulta molto più resistente e stabile, non si usa più il tampone ma uno spremitore, ma il concetto è lo stesso.
Applicata all’ arte, la serigrafia, consente di ottenere degli straordinari effetti cromatici, con una brillantezza ed un corposità che nessuna altra tecnica di stampa può eguagliare.
Oltre alla tecnica serigrafica normale vi è anche quella chiamata materica o polimaterica, che conferisce alle riproduzioni un effetto a rilievo.
Per le realizzazione delle serigrafie artistiche non si ci deve avvalere di nessun procedimento fotografico, la scomposizione dei colori, per la realizzazione delle matrici, deve essere eseguita totalmente a mano, nel rispetto della tradizione artistica della grafica d’autore, tranne qualche raro caso in cui la fotografia si integra con la serigrafia per un progetto specifico.


LITOGRAFIA

Torchio litografico

Questa tecnica è basata sulla repulsione tra acqua e  grasso, si utilizza per matrice la pietra calcarea, levigata per accogliere il disegno rovesciato, eseguito con materie grasse, di solito una matita grassa atta allo scopo.
Inumidendo la matrice in pietra l’acqua penetra nelle porosità, impedendo che il colore, essendo grasso, sporchi quelle parti dove non c’è disegno, aderendo solo alle parti tracciate con la speciale matita.

La matrice in pietra viene poi posta nell’apposito torchio litografico, sovrapponendovi sopra un foglio di carta, sul quale si fa agire una pressione uniforme; il colore, si depositerà così sulla carta.Per ogni copia si ripeteranno le stesse operazioni di bagnatura, inchiostrazione e stampa.  Con questa tecnica si ottengono preziosi effetti pastello e delicate sfumature.


XILOGRAFIA

Torchio per xilografia

Per xilografia, a volte italianizzato in silografia, si intende l’incisione di immagini e a volte di brevi testi su tavolette di legno, le matrici, successivamente inchiostrate e utilizzate per la realizzazione di più esemplari dello stesso soggetto, su carta e a volte su seta, mediante la stampa con il torchio.
Dato che la xilografia è un tipo di incisione a rilievo, non è difficile inserire la matrice di legno nelle forme tipografiche, stampando contemporaneamente testo e immagini.

Questa caratteristica della xilografia rende il processo di stampa molto economico, infatti è stata usata soprattutto per i “testi popolari”.


CALCOGRAFIA

Torchio calcografica

Nella stampa d’arte è il termine sotto il quale si raggruppano tutti i procedimenti, manuali o chimici, di incisione in incavo che sono accomunati dal principio della stampa, ottenuta mediante un torchio (calcografico) su carta precedentemente inumidita.

I tratti stampanti sono ottenuti da una incisione più o meno profonda sulla superficie di una lastra metallica, solitamente di rame o di zinco, vengono poi colmati di inchiostro mediante un tampone od una spatola, ripulendo la lastra prima di stampare, l’inchiostro resterà così solo sui solchi, che verranno impressi sulla carta a forte pressione con il torchio, lasciando quel caratteristico bordo sulla carta.

Sono procedimenti calcografici le seguenti tecniche: acquaforte, acquatinta, bulino, ceramolle, maniera nera, punta secca, taglio dolce.

Tutte queste tecniche si differenziano tra loro per il modo in cui si tracciano i solchi sulla lastra, nel contempo ognuna di queste tecniche ha un diverso effetto di stampa.

Di solito non si adoperano molti colori per la stampa, ma la laboriosità che occorre per ottenerla, rende una calcografia particolarmente preziosa.